Qualche mese fa è emerso il caso di uno studente che ha scritto la propria tesi con l’intelligenza artificiale (AI). La presenza nell’elaborato di una frase in “stile Chat GPT" ha suscitato qualche dubbio nel relatore, che ha portato il tesista a confessare. Se è vero che il testo era stato scritto dall’AI, è anche vero che gli spunti dati al sistema erano dello studente. Inoltre, l’elaborato finale era, a detta del relatore, di ottima qualità. La domanda quindi è: chi è il vero autore della tesi? L’ottimo risultato dell’elaborato non dipende anche dalla capacità dell’essere umano di fare le domande corrette? Ma soprattutto, qual è il confine tra intelligenza artificiale, proprietà intellettuale (PI) e proprietà dell'opera?
È capitato a tutti nell’ultimo periodo di stupirsi almeno una volta davanti a un’immagine, una risposta a una domanda o a un testo prodotto dall’intelligenza artificiale.
Ma quello che molti sembrano ignorare è che questi contenuti non sono così originali come sembra. La qualità dei contenuti generati dall’AI dipende esclusivamente dalle fonti dati da cui è alimentata. E buone fonti dati permettono di ottenere risultati di buona qualità ma mai originali.
Le leggi sulla proprietà intellettuale hanno a lungo protetto autori e autrici dal plagio e dalle violazioni del copyright ma l’emergere dell’AI ha complicato la situazione portando un nuovo elemento di discussione sul tavolo.
Il dibattito sulle violazioni del copyright da parte dei sistemi di AI è più acceso che mai: molti, infatti, sostengono che i modelli di intelligenza artificiale siano stati allenati usando materiale protetto dal copyright.
Ma quali sono le conseguenze per le aziende dei settori regolamentati che desiderano utilizzare l’AI? È possibile per loro sfruttare questa tecnologia e tenere al sicuro i propri dati aziendali?
In questo articolo rispondiamo a queste e molte altre domande, diamo una panoramica sulle principali tipologie di diritti di proprietà intellettuale e ci concentriamo sugli impatti dell’AI per le aziende dei settori altamente regolamentati.
Che cosa significa proprietà intellettuale?
Secondo la World Intellectual Property Organization, proprietà intellettuale (PI) indica tutto ciò che viene creato dalla mente umana: invenzioni, romanzi, opere letterarie, opere artistiche, immagini, etc. Questa definizione si estende anche a qualsiasi contenuto, innovazione e idea appartenente a un’azienda.
La protezione della proprietà intellettuale (PI) si declina a seconda del contesto per salvaguardare i tutti i tipi di creazioni esistenti e i loro creatori, per garantire loro la piena proprietà del lavoro.
1. Brevetti
I brevetti tutelano un’invenzione, come un processo, una macchina o un prodotto. Chi inventa qualcosa ottiene diritti esclusivi che garantiscono per un determinato periodo di tempo che l’invenzione non sarà usata, ricreata o venduta da altri senza il permesso.
2. Diritti d’autore
Il diritto d’autore protegge le opere originali della letteratura, della scienza e dell’arte, come romanzi, musica, arte, architettura e software. I creatori hanno diritti esclusivi di controllo sulla riproduzione, la distribuzione e l’adattamento della propria opera per un periodo di tempo definito.
3. Marchi registrati
I marchi registrati tutelano segni distintivi come loghi, nomi, simboli, suoni ma anche i colori che caratterizzano un prodotto o un servizio, per permettere alle aziende di differenziarsi dalla concorrenza e salvaguardare l’identità aziendale.
4. Design industriale
Il design industriale tutela l’insieme delle caratteristiche estetiche di un prodotto. Ad esempio, il design visivo di un oggetto rientra in questa categoria, così come la forma e la superficie di un oggetto, i motivi, le linee e i colori.
5. Indicazione di provenienza
L’indicazione di provenienza tutela i prodotti le cui caratteristiche e qualità dipendono da una specifica area geografica di origine. In questo modo evita l’uso improprio dei nomi legati al patrimonio regionale di un prodotto. Ad esempio, gli strumenti di biotecnologia medica svizzeri hanno l’etichetta “Swiss Made” che li protegge da un uso improprio del termine.
6. Segreto industriale
Il segreto industriale tutela informazioni aziendali confidenziali e dati proprietari come formule, processi e metodi. In questo modo le aziende hanno il diritto di mantenere riservate le informazioni classificate a tempo indeterminato. Non esistono registrazioni formali per i segreti industriali, le aziende devono prendere autonomamente misure per assicurarsi di mantenere la riservatezza. Alcuni esempi sono l’algoritmo di ricerca di Google o la ricetta di Coca-Cola.
L’avvento dell'AI ha profondamente cambiato le dinamiche, aumentando le preoccupazioni circa potenziali violazioni di copyright e segreti industriali.
Non è la prima volta: basti pensare al boom dei servizi streaming (iTunes, Spotify, YouTube) e a come hanno rivoluzionato le leggi sul copyright.
L’AI non sta facendo altro che accelerare questo cambiamento. Anche se le organizzazioni per i diritti di proprietà intellettuale affermano che i risultati generati dall’intelligenza artificiale non coinvolgono abbastanza attività umana per fornire una protezione della PI, le controversie legali stanno mettendo in discussione la proprietà e il diritto di distribuire contenuti generati dall’AI.
Negli Stati Uniti il dibattito sul copyright si è concentrato sulle tre C, consenso, merito (in inglese credit) e compenso, come possibili linee guida per lo sviluppo dell’AI, con l’obiettivo di tutelare la proprietà intellettuale di autori e autrici.
Una regolamentazione dell’AI che tenga conto della proprietà intellettuale e la sua tutela è un obiettivo importante per costruire un equilibrio proficuo tra innovazione e protezione dei diritti e per contribuire allo sviluppo di un’intelligenza artificiale davvero etica.
Proprietà intellettuale e AI: impatti e rischi
Lo scenario che abbiamo descritto spiega perché le aziende sono ancora oggi molto caute quando si tratta di introdurre strumenti di AI per paura di potenziali diffusioni non autorizzate di dati aziendali e informazioni proprietarie.
Negli ultimi anni, aziende come Samsung, per esempio, hanno vietato l’uso di assistenti virtuali che sfruttano l’AI dopo episodi di diffusione involontaria di informazioni. I principali dubbi circa l’introduzione dell’AI generativa in azienda riguardano:
1. La sicurezza dei dati
L’utilizzo di strumenti di AI generativa per la creazione di contenuti può compromettere i dati sensibili dell’azienda ed esporre a maggiori rischi di attacchi informatici.
2. Le violazioni della riservatezza
Le violazioni della riservatezza riguardano la divulgazione non autorizzata di informazioni riservate. Se si allena un modello di AI su dati aziendali proprietari, il modello potrebbe riprodurre parti di quei documenti, esponendo informazioni aziendali riservate.
3. Cause legali
La diffusione di contenuti generati dall’intelligenza artificiale ha aperto le porte a diverse sfide legali sul rapporto tra AI e i diritti di proprietà intellettuale. Il crescente numero di cause legali, tra cui quella del New York Times che sostiene che i loro articoli sono stati utilizzati per allenare i modelli di AI, ha contribuito a rendere le aziende ancora più caute quando si parla di intelligenza artificiale.
Negli ultimi mesi le crescenti preoccupazioni sull’affidabilità dell’AI hanno portato alla creazione delle prime bozze di regolamentazione, come l’AI ACT europeo.
Il problema, ad oggi, è che non c’è una visione unificata a livello globale su quali dovrebbero essere le regolamentazioni sull’AI. Ci sono Paesi che hanno sin da subito dato priorità alla protezione della proprietà intellettuale e altri che invece non hanno dato segno di voler investire in questo senso nel breve termine. Questo squilibrio tra Paesi evidenzia una sfida cruciale: i diritti sulla PI sono nazionali ma la corsa allo sviluppo dell’AI è globale.
L’intelligenza artificiale ha bisogno di due elementi per funzionare: elettricità e accesso a internet. Per il resto, può operare ovunque. E le aziende di AI situate in Paesi dalle regolamentazioni più definite potrebbero essere svantaggiate rispetto a realtà che operano in Paesi meno regolamentati.
Come utilizzare l'AI e proteggere la proprietà intellettuale
Vediamo insieme come procedere se la tua azienda è alla ricerca di uno strumento di AI per migliorare la Business Intelligence che sia conforme alle normative in materia di privacy e sicurezza dei dati.
1. Definisci la proprietà intellettuale
Per prima cosa fai revisioni regolari e approfondite dei beni intellettuali della tua azienda per identificare quali materiali vanno protetti e quali no. Valuta potenziali violazioni di diritti di terze parti e i rischi connessi all'uso di strumenti di AI.
2. Proteggi e registra i diritti d’autore dei materiali proprietari
Prima di introdurre strumenti di AI in azienda, assicurati di avere prove chiare a dimostrazione della protezione dei diritti d’autore in atto. Affidati a uno studio legale per assicurarti di avere prove a sufficienza per vincere potenziali cause in caso di violazione o furto del copyright.
3. Stabilisci politiche di proprietà intellettuale
Tutte le aziende dovrebbero sviluppare politiche di proprietà intellettuale chiare che mettano in luce le aspettative circa l’uso e la protezione dei propri asset. Con la definizione di linee guida chiare e trasparenti, potrai promuovere una maggior consapevolezza e comprensione della materia per tutti e garantire protezione e conformità costanti in tutte le interazioni con il materiale di proprietà dell'azienda.
4. Scegli soluzioni di AI sicure, pensate per la privacy e la sicurezza dei dati
La buona notizia è che non tutti gli strumenti di AI mettono a rischio i dati proprietari delle aziende. Unicorn, ad esempio, ti permette di portare in azienda soluzioni di AI sicure e su misura, progettate per ottimizzare efficienza e produttività, garantendo sempre la totale riservatezza e sicurezza delle informazioni. Che si tratti di cercare specifiche informazioni, riassumere o generare contenuti basati sui dati aziendali, Unicorn è una soluzione così flessibile da funzionare sia all'interno dell'infrastruttura della tua azienda che nel cloud di iGenius, e permettere alle aziende, soprattutto nei settori altamente regolamentati che richiedono la massima riservatezza e protezione delle informazioni, di costruirsi un modello proprietario privato, un vero e proprio “AI brain aziendale”.
Il rapporto tra intelligenza artificiale e proprietà intellettuale è un territorio ancora in parte inesplorato che richiede uno scrupoloso lavoro di ricerca e aggiornamento per garantire che al progresso dell’AI sia affiancata un’attenzione costante alla protezione dei dati e della privacy.
Per bilanciare in modo efficace i rischi correlati alle violazioni della PI, le aziende devono essere proattive. Le leggi sulla regolamentazione dell’AI in merito alla proprietà intellettuale sono ancora incomplete e frammentarie; le imprese devono gestire i rischi e adottare strumenti che diano la priorità alla sicurezza del dato affidandosi a soluzioni che garantiscono un’implementazione sicura dell’intelligenza artificiale.
Una cosa è certa: l’intelligenza artificiale rivoluzionerà il mondo aziendale, ma solo con le giuste regolamentazioni, potrà diventare uno strumento affidabile e accessibile a tutti.
Frequently Asked Questions
La proprietà intellettuale generata dall’intelligenza artificiale appartiene generalmente all’entità o alla persona che ha fornito le istruzioni allo strumento. Le leggi non riconoscono l’AI come un creatore legale, quindi la titolarità dei materiali ricade sulla persona o sull’azienda che ha fornito l’input e supervisionato l’output generato dall’AI. Tuttavia, resta una questione giuridica complessa, poiché tribunali e legislatori continuano a confrontarsi con questo ambito in continua evoluzione.
No, l’intelligenza artificiale non può detenere diritti d’autore. Ad oggi la legge attribuisce i diritti d’autore solo a esseri umani. Per quanto riguarda contenuti anche solo in minima parte realizzati con l’AI, il diritto d’autore è detenuto dalla persona o dall’ente che ha utilizzato l’AI per generare il contenuto.
L’AI etica indica lo sviluppo e l’implementazione responsabile di qualsiasi sistema di intelligenza artificiale per garantire trasparenza, affidabilità, equità e rispetto dei diritti umani, ed evitare qualsiasi pregiudizio o danno alla persona, soprattutto in settori sensibili come la sanità, la finanza o il mondo legale.